Dalla luna tutto appare diverso
12 04 2005 - 08:58 · Flavio Grassi
Nel primo giorno della visita ufficiale del primo ministro cinese Wen in India, i due paesi hanno siglato un accordo che, dato l’abuso dell’aggettivo, definire “storico” appare alquanto riduttivo. Partendo da una roadmap per risolvere le controversie ancora aperte relative alla definizione dei confini, i due colossi scalpitanti rendono chiara la comune visione di un XXI secolo caratterizzato dalla supremazia asiatica. Una supremazia fondata sul primato tecnologico-industriale, ma che va molto oltre i meri dati economici.
La Cina ha garantito all’India il suo appoggio per l’ottenimento di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. E con questo Fini, che è volato a New York per tentare in extremis di scongiurare l’allargamento del Consiglio di sicurezza nella forma sostenuta da India, Brasile, Germania e Giappone, può anche tornare a casa: il piano italiano è fallito. Fallito per colpa di questo governo, che ha abbandonato la diplomazia quando questa aveva la possibilità di creare consenso intorno al proprio progetto e cerca solo ora di recuperare il terreno perduto. Troppo tardi: quattro anni fa paesi come l’India e il Brasile, appunto, erano favorevoli allo schema italiano. Quando l’Italia l’ha di fatto accantonato—perché pareva brutto capeggiare uno schieramento diplomatico che si opponeva alla soluzione proposta dagli Stati Uniti—le potenze emergenti hanno elaborato un progetto diverso, che alla fine è più favorevole a loro e marginalizza paesi come l’Italia e il Canada.
Al di là delle intese diplomatiche è significativo, come osserva giustamente Federico Rampini su Repubblica che la visita del primo ministro cinese sia cominciata non da New Dehli ma da Bangalore, la capitale del nuovo orgoglio tecnologico indiano. E mi viene da pensare che quando il primo ministro indiano restituirà la visita partirà da Shanghai. Avete idea dei risultati che si possono raggiungere sommando le competenze scientifiche e ingegneristiche indiane con la capacità produttiva cinese? No, non l’avete.
Alla fine, credo che la politica di Bush abbia davvero dato una fortissima accelerazione al cambiamento del mondo. Ma non nel senso che voleva lui. Senza la scossa del neobullismo americano è probabile che rivali storici come India e Cina avrebbero continuato mostrarsi i denti a lungo. Messi di fronte a un’iperpotenza ubriaca della propria forza hanno cominciato a saggiarsi. E a scoprire che mettendosi insieme possono diventare un’ultrapotenza. John Bolton è avvertito.
La Repubblica, The Hindu, China Daily, Reuters, Viaggi Magazine
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